“Santoreggia” (Satureja Hortensis)

Se volete comprenderla partite dalla sua etimologia: il suo nome viene da "satirum". I satiri erano figure che nella mitologia greca erano generalmente raffigurati per metà uomini e metà caproni. Instancabili amatori, eccellenti suonatori di flauto, convincenti seduttori.
La Santoreggia è dunque da sempre associata alla passione. Per questo fu vietata la sua coltivazione ai monaci nel Medioevo. Si racconta persino che il marchese De Sade offrisse ai suoi invitati cioccolatini con polvere di santoreggia per "scaldare" le serate. Il suo potere stimolante è innegabile: la Santoreggia accelera le digestioni lente e difficili, conferendo tono allo stomaco e impedendo la formazione di gas.
Ecco spiegato il suo tradizionale utilizzo in piatti a base di fagioli, fave, selvaggina. Saporita e di grande carattere, rende speciali formaggi morbidi, pizze, patate, arrosti, funghi e insalate.
Antidiarroico e potente antisettico, rende notevoli servigi - sotto forma di tisana - anche all'apparato respiratorio come espettorante, antiasmatico, calmante della tosse e efficace rimedio al mal di gola. L'infuso o l'olio essenziale vengono spesso consigliati contro la calvizie.
Consigliata anche al mattino per un risveglio energizzante e stimolantd.
Il suo aspetto è attraente come la sua personalità: snella ed elegante, produce piccoli e delicati fiori bianco/lilla, da maggio a settembre.